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Ci nascondiamo

Diciamo bugie alle persone che amiamo.
Di continuo.
Mentiamo sui nostri bisogni,
su ciò che sentiamo veramente,
su ciò che vogliamo veramente.
«Tutto a posto», «non ho niente», «se lo vuoi tu, allora io rinuncio volentieri», «va bene, facciamo così», «non c’è problema», «figurati, non c’è di che», «nulla, solo un po’ di stanchezza», «lascia, faccio io», «d’accordo, allora disdico e vengo, se per te è così importante», «certo che puoi venire anche tu, se ci tieni così tanto»…
C’è un demone tenace e ottuso in noi che nasconde alle persone che amiamo ciò che invece sarebbe importante sapessero.
Dovremmo dirgli come avere cura di noi.
Dovremmo spiegargli bene come farci felici.
Dovremmo fargli conoscere i nostri bisogni.
Dovremmo dirgli con chiarezza ciò che ci mette in difficoltà.
Dovremmo donargli disegni delle nostre geografie del corpo e dell’anima: dove ci sono parti dolenti, dove ferite ancora aperte, dove lividi da non premere, dove pruriti tenaci, dove parti così fragili che al solo rivolgergli un pensiero rischiano di rompersi.
Ma alcuni dei nostri bisogni sono tabù, dentro la relazione.
Tutti quei bisogni che potrebbero essere interpretati male dall’altro.
Tutti quei bisogni che potrebbero scatenare nell’altro reazioni contro di noi.
Reazioni che non vorremmo mai rischiare di far accadere.
Bisogni “pericolosi”, dal punto di vista relazionale.
Tutto ciò che potrebbe andare contro i desideri dell’altro.
Certe volte sarebbe stato molto più onesto dire:
«non ce la faccio», «preferisco di no», «mi fa paura», «non è una cosa che sento», «avrei bisogno di questo», «questa cosa avrei bisogno di farla senza di te», «questa cosa non posso sostenerla», «questo è uno spazio mio, preferirei non condividerlo con te», «questo mi fa male», «da questo vorrei rimanerne fuori», «questo è un mio segreto, preferirei non dirtelo».
Troppo volte per paura di creare un dolore, per paura di scatenare una guerra, per paura di perdere l’altro, finiamo per perdere noi stessi.
Ma così facendo non stiamo solo perdendo noi stessi.
Stiamo perdendo proprio ciò che vorremo mantenere.
Perché per non perdere quell’amore, perdiamo la possibilità di rendere quell’amore davvero vivibile, e dunque prima o poi lo faremo morire.
Perché il nostro amore durerà e crescerà solo se sarà un luogo piacevole e sicuro per noi.
E per creare un luogo così, l’altro dovrà fare cambiamenti, venirci incontro, sviluppare compatibilità.
Ma per farlo in modo efficace avrà bisogno di informazioni, avrà bisogno del nostro insegnargli come. Se non siamo noi a dirgli come fare, come potrà riuscirci efficacemente?
A volte l’altro ci chiede “vuoi questa cosa?”
E noi gli rispondiamo SI, mentre era NO.
O gli rispondiamo NO, mentre invece era SI.
Facciamoci caso. Lo facciamo molto più spesso di quanto non ci sentiamo di ammettere a noi stessi.
Ma se noi confondiamo i segni, l’altro come potrà mai riuscire a farci felici?
Potremmo pensare che non è vero, che invece noi all’altro li diciamo i nostri bisogni, ma che è lui che non li ascolta.
Ma allora non staremmo notando una cosa:
noi prima mentiamo all’altro, gli nascondiamo i nostri bisogni, e lo facciamo quando una sua disponibilità ad ascoltarci ci sarebbe ancora; poi, quando abbiamo già permesso che i nostri bisogni siano stati negati, calpestati, siano rimasti inascoltati, solo allora iniziamo finalmente a tirarli fuori.
Portiamo all’altro i nostri bisogni solo quando, dentro di noi, l’altro è già colui che non li soddisfa, quando già inizia ad incrinarsi la nostra fiducia in lui.
E questo lui lo sente.
E questo lo rende sordo ai nostri bisogni.
Avremmo dovuto dire i nostri bisogni con amore e fiducia, quando l’altro era ancora disponibile a farci felici; invece di dirli con sfiducia e amarezza quando ormai l’altro, dentro di noi, è già colui che ha sbagliato, è già il carnefice che ci ama poco o male.
Portare alla luce un bisogno quando è già stato tradito, significa dire all’altro: «dici che mi ami, ma guarda: non sei stato capace di aver cura di me».
Ma fino a quel momento noi gli abbiamo mentito, abbiamo nascosto le nostre necessità.
Gli abbiamo impedito di essere nelle condizioni per poter avere cura di noi.
L’altro vorrebbe rispondere: «ma io ci ho provato con tutto il cuore ad aver cura di te, solo che non ci sono riuscito e non so perché.»
I nostri bisogni espressi tardivamente sono carichi di un dolore che è un’atto d’accusa per l’altro, che però si sente innocente, e questo lo fa diventare sordo ad essi, per sopravvivere alla sofferenza in cui tutto ciò lo mette.
Prima siamo noi a non parlare e poi è diventato troppo tardi per farci ascoltare.
Non parliamo bene al momento giusto, e poi parliamo male al momento sbagliato.
Tutto ciò porta ad un punto cruciale:
siamo incapaci di dare legittimità alla verità di noi.
È un errore che nasce dentro il nostro mondo di relazioni.
Ma è così pervasivo e persistente che poi non riusciamo a liberarcene neanche quando siamo nella solitudine di noi stessi. Abbiamo paura di ciò che susciterebbe la verità di noi, se fosse rivelata. Siamo terrorizzati all’idea di venire rifiutati, giudicati, scartati, abbandonati, attaccati.
Ed allora ci giudichiamo prima da soli:
questo bisogno mi sembra eccessivo, quella pulsione mi sembra malata, quel pensiero mi sembra cattivo, questa abitudine insana, questo sogno irrealizzabile, quella voglia perversa, questo appetito smodato, quella necessità inconciliabile con quelle dell’altro, questo desiderio inaccettabile socialmente.
Ed allora ce ne vergogniamo.
E, questa cosa che c’è in noi, la nascondiamo.
Ma se c’è, allora è una verità di noi.
E noi dunque non stiamo nascondendo una cosa brutta.
Noi stiamo nascondendo una verità di noi.
Forse invece di nasconderla dovremmo portarla alla luce e poi farci qualcosa.
Farci qualcosa perché, anche volendo diventare diversi, comunque è dalla verità di noi stessi che dovremo partire, per poi trasformarci.
Ma noi ci sentiamo troppo a disagio con essa e allora la nascondiamo.
E per nasconderla agli altri, finiamo per nasconderla anche a noi stessi.
Per la paura che possa essere disapprovata dagli altri, finiamo per disapprovarla noi stessi.
Chiudiamo gli occhi di fronte a ciò che di noi riteniamo inguardabile:
le nostre meschinità, le nostre brutture, i nostri egoismi, le nostre avidità, le nostre prepotenze.
Ma noi siamo quello che siamo. Potremmo desiderarci migliori, ma fino a quando non lo diventeremo, saremo comunque ciò che siamo.
Aiuterebbe comprenderlo e farci pace.
Siamo ciò che siamo.
E in certe parti di noi siamo desiderabili, ed in certe altre no.
Ed in certi bisogni desideriamo l’altro, ed in altri no.
Certe parti di noi risulteranno gradite all’altro, altre no.
Certe parti ce lo faranno avvicinare, certe altre allontanare.
Portando tutto alla luce forse potremmo trovare il modo di far incontrare la verità di noi, con la verità dell’altro.
Ma tirare fuori tutto questo ci sembra insopportabile.
Così nascondiamo all’altro la verità di noi, ogni qual volta potrebbe creare qualche problema.
Ma questa verità di noi esiste ed è troppo potente per sopprimerla, farla sparire, metterla a tacere.
Così lei “agirà a nostra insaputa”.
Tutto ciò che avremo bisogno di conseguire, ma che abbiamo troppa paura ad ammettere, lo perseguiremo con strategie inconsce.
Ma saranno strategie aggrovigliate, grossolane e contraddittorie, che mostreranno all’altro tutta la nostra incoerenza e ambivalenza, mandandolo terribilmente in confusione.
Il nostro inconscio ci porterà spesso a distruggere ciò che stiamo cercando di costruire.
Infatti a volte ce ne rendiamo conto che “ci stiamo sabotando da soli”.
È perché non abbiamo il coraggio di dare legittimità piena alla verità di noi.
Dalla verità di noi non si può scappare.
Forse a volte farà allontanare l’altro.
Forse a volte ci attirerà attacchi e giudizi e rifiuti e abbandoni.
Ma se questo è il prezzo da pagare per darci una possibilità di essere felici, paghiamolo.
Perché tanto nasconderla, la nostra verità, non porterà a nulla di buono.
Saremo condannati comunque.
Ma mostrando la verità di noi, ci stiamo dando almeno una possibilità che qualcuno trovi il modo e il desiderio di prendersene cura.
Nascondendola lo stiamo impedendo in assoluto.
Ascoltiamoci.
E poi diciamo SI, quando è SI; e NO, quando è NO.
Diciamo «basta», «non ancora», «aspetta», «non mi va», «non me la sento», «non è per me», «mi manca questo», «non ce la faccio», «ho paura», «così non mi piace», «questo è ciò che mi farebbe felice».
Se portiamo alla luce la verità di tutti i nostri bisogni, non sempre li vedremo soddisfatti, ma sempre ci sentiremo a posto dentro di noi.
Perché spesso sarà la vita a tradire le nostre aspettative, non dando risposta ai nostri bisogni;
ma se non abbiamo il coraggio di portarli alla luce e dargli legittimità…
allora saremo noi a tradire noi stessi.
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Grazie per chi, avendo letto fin qui, me lo fa sapere ocn un “letto tutto” nei commenti.
Grazie per chi ha voglia di dirmi di più, nei commenti.
Vi chiedo di non copiare e incollare, per cortesia.
Grazie quando vi va di condividere.
Bruno
Photo by Alexander Krivitskiy on Unsplash

Una risposta su “Ci nascondiamo”

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