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Ho tentato

A volte siamo scoraggiati.
A volte vorremmo mollare.
Pensiamo: «tanto è inutile, perché nonostante i miei sforzi, nulla è cambiato».
Ci diciamo: «ora basta, le abbiamo provate tutte!».
Ma non è così.
Non le abbiamo provate tutte.
È impossibile averle “provate tutte”.
E a volte il miracolo sta proprio dietro l’angolo del prossimo tentativo.
Non possiamo averle “provate tutte”, perché il mondo è infinito, la vita è infinita, la creatività umana è infinita.
La verità è che non si tratta mai di “le abbiamo provate tutte” ma sempre di “ne abbiamo provate tante”.
E non hanno funzionato, purtroppo.
Erano tante, a volte tantissime, ma mai tutte.
La differenza tra un progetto importante e un progetto fondamentale è che nel primo posso accontentarmi di averne provate tante, e poi ad un certo punto posso accettare di mollare.
Posso accettare di dirmi: questo progetto non merita altri tentativi.
Ma quando un progetto è fondamentale allora non lo posso dire.
Quando un progetto è fondamentale io devo davvero “provarle tutte” e dunque fermarmi solo in uno di questi due casi: o alla fine riesco, o vengo portato via mentre continuavo a tentare.
Quando un progetto è fondamentale la rinuncia è l’unica opzione che non ha senso perseguire.
Riuscire ad amare, è un progetto fondamentale.
E quando un progetto è fondamentale e nulla sta funzionando e io sono scoraggiato e stanco, allora è giunto il momento di riposarmi, non di rinunciare.
E poi, appena possibile, di ricominciare.
Di “tentarne altre”.
Di fallire ancora, di fallire in modo nuovo, di fallire imparando qualcosa in più.
Di fallire senza smettere di tentare.
Ma la cosa fondamentale è comprendere che quando ci diciamo “le ho tentate tutte” in realtà siamo in un grave errore:
la verità è che abbiamo solo tentato molte “VARIAZIONI dello stesso tema”.
È questa la chiave essenziale:
spesso non abbiamo fatto veri tentativi diversi, perché, senza accorgercene, tutti i nostri tentativi poggiavano su temi ripetitivi, identici, costanti.
Ed erano quei temi, a vanificare tutte le presunte variazioni dei nostri sforzi.
Questo è il punto centrale per far riuscire l’amore: devo abbandonare alcuni temi, e fare nuovi tentativi davvero diversi, che segnino davvero un cambiamento con ciò che accadeva prima.
Il primo tema riguarda il modo di guardare.
Le ho provate tutte per dirti perché non funziona tra noi:
perché tu non vuoi davvero stare con me, perché tu hai paura di un legame, perché tu pensi solo ai tuoi bisogni, perché tu vuoi sempre di più, perché tu non mi rispetti, perché tu non sai amare.
Tutte variazioni infinite su questo “perché tu”.
In quanti dei pensieri che faccio sul nostro rapporto, la mia attenzione è rivolta a ciò che dovresti fare tu di diverso?
Quante volte sto ragionando invece su cosa potrei fare di diverso io?
Ciò che accade in una relazione è sempre la posizione risultante di una bilancia a due piatti, c’è sempre qualcosa che potrei togliere o mettere sul mio piatto per farla tornare in equilibrio.
Ma io continuerò a parlare di ciò che devi fare tu sul tuo piatto, perché mi è troppo doloroso, faticoso e terrorizzante aggiungere o togliere dal mio.
Ed è questo il primo “tema” che non lascio mai: “scaricare il barile”.
Quando, pensando a noi, smetterò finalmente di “scaricare il barile”, ecco che il mio sarà davvero un tentativo nuovo.
Il secondo tema riguarda il modo di chiedere.
Le ho provate tutte per ricevere da te ciò di cui sento la necessità: ti ho fatto richieste gentili, ho aspettato pazientemente, ti ho mostrato il mio dolore, ti ho pregato, poi implorato, ti ho tirato, ho cercato di convincerti, di manipolarti, ho minacciato di andare via, ti ho offeso, ti ho scagliato addosso tutta la mia rabbia.
Tutte variazioni infinite su questa convinzione di “sarebbe giusto che tu”.
Sarebbe giusto che tu avessi attenzioni per me, che tu mi sostenessi, che tu mi fossi accanto, che tu mi restituissi l’amore che io ho la certezza di darti.
Ed ecco il secondo tema che non lascio mai: la pretesa.
Sto continuamente nell’aspettativa che tu abbia qualche obbligo nei miei confronti, nella convinzione che sia giusto ricevere da te ciò di cui sento il bisogno.
Ma tu non sei la mia dispensa, non sei la persona che ha il compito di fare felice me, non sei chi ha il dovere di dare risposta ai miei bisogni, alle mie solitudini, alle mie debolezze.
Tu sei solo una persona sola, bisognosa, fragile quanto me, che cerca di portare avanti la sua vita.
Quando, pensando a noi, smetterò di avere pretese su di te, ecco che il mio sarà davvero un tentativo nuovo.
Il terzo tema riguarda il modo di porsi.
Le ho provate tutte a ragionare sui miei errori: ho parlato con gli amici, ho fatto percorsi, ho riflettuto sulle mie azioni, ho scavato nel mio passato, ho meditato su letture, ho ascoltato le parole dei saggi.
Tutte azioni promettenti, se non fosse che alla fine sono diventate solo variazioni infinite sul far credere a me, un racconto su di me, costruito da me, sopportabile per me.
Per quanti pensieri saggi abbia elaborato e quante consapevolezze e conoscenze abbia accumulato, alla fine, nel momento cruciale di fronte a te, continuo io a sentirmi la vittima e tu il carnefice.
Continuo a raccontarmi come la persona tra i due che dà più di quanto riceve.
Ed ecco dunque il terzo tema che non lascio mai: “l’illusione di me”.
L’illusione che, nonostante tutti i miei difetti e vizi e limiti ed errori, io stia facendo con te, qualcosa di migliore di ciò che stai facendo tu.
Quando, pensando a noi, aprirò gli occhi su ciò che io davvero sono nel nostro rapporto, ecco che il mio sarà davvero un tentativo nuovo.
Quando verrò da te a portarti finalmente la mia piena consapevolezza di tutti gli innumerevoli modi in cui ti ho ferito, modi che tu vedevi benissimo, ma io no, ecco che starò mettendo un “seme” davvero nuovo nel giardino della nostra relazione.
È chiaro che tu non vedi le ferite che hai fatto a me, come io non vedo quelle che ho recato a te. Ed è chiaro che questo mi ferisce e mi fa stare male.
Ma è proprio questo il vero tentativo nuovo: non cercare di mostrarti le mie ferite, che tu continuerai a non vedere per la cecità dovuta alle tue, ma finalmente portarti la mia consapevolezza delle lacerazioni che ti ho provocato io e cercare, a partire da lì, l’inizio di un nuovo incontro.
Ecco dei veri tentativi nuovi:
lasciare lo “scarica barile” nel modo di guardare;
lasciare le pretese nel modo di chiedere;
lasciare le “illusioni di me” nel modo di pormi.
Non le abbiamo “tentate tutte”.
Uscire dall’attesa ed entrare nel cambiamento.
Uscire dall’aspettativa ed entrare nell’apprezzamento.
Uscire dal “volere” ed entrare nel “sentire”.
Non più, nell’amore con te, stare dentro un “vorrei questo e quest’altro”.
Ma stare nel “ti sento”.
Sento di amarti.
Non arrendiamoci…
quante cose possiamo tentare ancora, per far riuscire i nostri amori.
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Grazie quando vi va di commentare.
Vi chiedo di non copiare e incollare, gentilmente.
Grazie quando vi va di condividere.
Bruno
Photo by Umit Y Buz on Unsplash

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