Nella nostra vita abbiamo bisogno di pane, ma anche di rose.
Senza arte, musica, poesia, bellezza, sentimento, la nostra vita sarebbe come una pianta che vive del sole, che se ne nutre accogliendolo come un bacio divino sulle sue foglie, ma senza accorgersene, senza poterlo amare nella sua luccicante meraviglia.
Ma visto che noi sappiamo guardare la bellezza, ecco che senza bellezza non possiamo stare.
Senza pane morirebbe il nostro corpo, ma senza rose morirebbe la nostra anima.
Però nella vita abbiamo bisogno anche di pane.
Potrei scrivere poesie, durante un terribile mal di denti?
Potrei godermi la bellezza di un quadro, mentre sto morendo disidratato?
Posso inebriarmi d’amore per te, se mi sento dilaniato da spine?
Nella relazione abbiamo bisogno di rose, ma anche di pane.
Abbiamo bisogno di sicurezza, di alleanza, di accudimento, di sostegno, di nutrimento, di calore, di riconoscimento, di comprensione, di comunicazione, di scambio.
E la vicinanza è il luogo in cui possiamo scambiarci il pane, ma quindi anche il luogo in cui ne sentiamo il bisogno.
È nella vicinanza che sentiamo necessario dare risposta ai bisogni di relazione.
E se i bisogni non vengono soddisfatti iniziamo a soffrire.
All’inizio, quando si è ancora lontani, è facile amarsi.
Godiamo della bellezza delle nostre rispettive rose, e questo ci basta.
Ma se due persone vivono per un tempo abbastanza lungo una vicinanza stretta, ecco che i reciproci bisogni entrano continuamente in collisione.
E se tra queste due persone c’è un coinvolgimento affettivo, ecco che amarsi non sarà più così facile, perché ogni difficoltà o frustrazione smuoverà forti emozioni.
Nella vicinanza sentiamo il bisogno del pane di relazione, e quel pane ci aspettiamo di riceverlo proprio dalla persona che amiamo.
I sentimenti fioriscono nella distanza, che alimenta il desiderio, ma spesso appassiscono nella vicinanza, dove la diversità si trasforma in incompatibilità di bisogni, in asincronie di esigenze e in eccessive reazioni emozionali di difesa.
Dopo un po’, stando vicini, non riusciamo più a scambiarci il pane e, così facendo, perdiamo la capacità di avere cura e di godere delle nostre rose.
Non importa quanto le nostre rose all’inizio si siano piaciute e desiderate reciprocamente.
Non importa con quanto grandi e sinceri sentimenti ci siamo avvicinati.
Se sbaglieremo il modo di starci vicini, prima o poi la sofferenza che ne deriva farà ammalare i nostri amori, a volte fino ad ucciderli.
Purtroppo l’errore è pretendere che delle rose ci diano il pane.
Ci siamo scelti per la nostra bellezza di rosa, non per il nutrimento del pane che saremmo potuti essere l’uno per l’altro.
Questo non vuol dire che non devo cercare il pane, nella mia rosa.
Vuol dire però che non devo dare per scontato che ci sia pane per me.
Nè posso dare per scontato che la mia rosa voglia darlo proprio a me.
Nè posso dare per scontato che il suo pane, possa saziare tutta la mia fame.
Non ci rendiamo conto che finiamo in un incredibile paradosso:
visto che mi piaci e che ti va di starmi vicino, allora dovresti farmi felice.
E se non mi fai felice, forse non mi piaci più.
Visto che mi piaci ho bisogno che ti interessi alle mie cose, che mi comprenda nelle mie parti più peculiari, che mi sia sia accanto nelle mie fragilità, che mi conforti nelle mie disperazioni, che mi sorreggi nelle mie debolezze, che sappia darmi ciò che mi riempie, mi appaga, mi accende, mi fa felice.
Ma perché?
Perché mai “visto che mi piaci, allora dovresti farmi felice”?
Su cosa si basa questa strana connessione in cui ho sempre creduto, senza mai fermarmi un attimo a verificarla?
Allora dovrebbe essere vero anche il contrario…
Visto che ti piaccio, io dovrei essere in grado di sostenere le tue fragilità, di confortarti nelle tue disperazioni, di sorreggerti nelle tue debolezze, di riempirti, appagarti, farti felice?
È il mio compito?
Visto che ti piaccio, può sinceramente interessarmi tutto ciò che interessa te?
Posso davvero comprenderti in tutto, anche in quelle parti in cui siamo davvero differenti?
Sarà poi vero che, visto che ci piacciamo, possiamo darci tutte queste cose?
Cosa c’entra?
Tu non sei il mio pane. Tu sei la mia rosa.
Bisogno di sicurezza, di alleanza, di accudimento, di sostegno, di nutrimento, di calore, di riconoscimento, di comprensione, di comunicazione, di scambio.
Posso cercarli in te, anche, certo.
Ma senza smettere mai di cercarli nel mondo.
Perché qualcosa potrai darmi tu, ma molto altro no.
E di quelle cose di cui ho bisogno, potrai darmi ciò che hai, e non potrai darmi ciò che non hai.
Che assurda pretesa pensare che visto che mi piaci, allora in te ci sia tutto ciò che è indispensabile a me!
Tutti quei bisogni sono il pane che mi nutre.
Ma non è tua responsabilità offrirmi il pane di cui ho bisogno.
«Poiché mi piaci, è tua responsabilità essere il pane che mi serve.»
No.
Non importa quanto mi piaci, per sempre starà su di me la responsabilità di trovarmi il pane.
Trovarlo ovunque possa esserci per me.
Se mi aspetterò che sia tu a sfamarmi,
o mia incantevole rosa,
presto dimenticherò la bellezza del tuo profumo.
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Bruno
Image by Renato Canepa from Pixabay