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La Relazione d’Aiuto

Riflessioni Teoriche

Alcune interazioni sono fondate su una asimmetria di ruoli.

Sono esempi di “interazioni asimmetriche” alcune interazioni che accadono dentro le coppie genitore/bambino; docente/discente; maestro/allievo; medico/ammalato; terapeuta/paziente.

Ciò che caratterizza queste coppie è il fatto che un polo dell’interazione è, per alcuni aspetti, in posizione UP; mentre l’altro polo è in posizione DOWN.

(Nozioni studiate e teorizzate da G. Bateson; P. Watzlawick; J. Beavin; D. Jackson).

Queste relazioni vengono usualmente definite: Relazioni Asimmetriche.

L’interazione asimmetrica è una situazione ricorrente all’interno delle cosiddette «Relazioni D’Aiuto», ovvero quelle relazioni che si fondano su un Mandato (delega) preciso: 

C’è un IO che chiede ad un TU di essere aiutato in qualche modo e misura su una qualche delimitata cosa.

La relazione d’aiuto è dunque il luogo in cui un IO si apre ad una interazione con UN ALTRO DA SÈ, al fine di ricevere qualche MODIFICAZIONE positiva.

Modificazione nelle proprie conoscenze, situazioni, abitudini, comportamenti, condizioni, convinzioni, abilità, patrimoni, ecc.

Ovvero in una Relazione D’aiuto si presuppone che, potenzialmente, il polo UP sia portatore di uno stimolo o un contenuto trasformante, e il polo DOWN sia il ricevente dello stimolo o contenuto trasformante.

Dunque il polo UP è il potenziale “modificatore”, e il polo DOWN è il potenziale “modificato”.

Esiste cioè qualcosa che appartiene all’UP che non appartiene al DOWN, ovvero l’UP è portatore di differenze per il DOWN, che il DOWN si predispone a ricevere per conseguire un proprio “oltre”.

Fondamentalmente sono due i campi dell’esperienza umana in cui le modifiche si vanno ad attuare:

– il mondo interiore di Pensieri/Sentimenti del Soggetto.

  • il mondo esteriore degli Accadimenti del Soggetto, di cui fanno parte anche gli accadimenti esistenziali e di relazione.

Cioè, in altre parole, il mondo delle conoscenze, convinzioni ed emozioni correlate, e il mondo dei comportamenti, azioni, decisioni.

Esistono due approcci fondamentali in cui le modificazioni possono essere portate da un soggetto, ad un altro soggetto: Il “Contenuto modificante” e lo “Stimolo modificante”.

Contenuto modificante: A porta a B la farina; allora B, con la propria acqua, lievito e sale, e con la farina di A, fa il pane: A ha portato un contenuto che ha modificato la situazione di B.

Stimolo modificante: A dice a B: «hai fame?»; allora B, ascoltandosi, si rende conto di aver fame e, con la propria farina, acqua, lievito e sale, decide di fare il pane.

Il “Contenuto Modificante” agisce attraverso una INDUZIONE nel senso etimologico del termine, dal Latino: in -duco; porto dentro, aggiungo.

Lo “Stimolo Modificante” agisce attraverso una DEDUZIONE nel senso etimologico del termine, dal Latino: de – duco, porto fuori, estraggo. Cioè lo stimolo “tira fuori” ciò che “è già dentro”.

Nell’INDUZIONE c’è un contenuto che ENTRA dentro un contesto e lo modifica: Trasformazione Induttiva.

Nella DEDUZIONE c’è uno stimolo (una forza) che “mescola” i contenuti già presenti dentro un contesto portando ad una modificazione del loro rapporto reciproco, cioè li ri-configura: Trasformazione Deduttiva.

Nella Trasformazione Induttiva c’è un ALTRO DA SÈ che aggiunge qualcosa al SÈ, modificandolo.

Nella Trasformazione Deduttiva il SÈ si modifica non in base all’aggiunta di qualcosa, ma “estraendo” da Sé Stesso qualcosa che era già dentro, ma che ha potuto rivelarsi solo in seguito ad una riconfigurazione degli elementi già presenti.

Il polo UP di una Relazione D’Aiuto può dunque modificare il polo DOWN in due modi:

  1. attraverso un processo INDUTTIVO (aggiungendo contenuti nuovi); 
  2. oppure attraverso un processo DEDUTTIVO (portando stimoli che “mescoleranno” i contenuti del soggetto, con l’emersione di configurazioni nuove, ma senza l’aggiunta di contenuti non appartenenti al soggetto).

Ognuno dei due processi ha dei PRO, dei CONTRO e dei RISCHI.

Ma soprattutto i due processi, essendo abbastanza differenti tra loro, hanno bisogno di competenze e attenzioni specifiche per essere messi in atto.

Un esempio di relazione d’aiuto basata su modificazioni INDUTTIVE è quella di un Psicoterapeuta che si fonda sul pensiero di C.G. Jung.

Un esempio di relazione d’aiuto basata su modificazioni DEDUTTIVE è quella di un Counselor che si fonda sul pensiero di C. Rogers.

Il discorso di PRO, CONTRO e RISCHI, dei due approcci è troppo complesso da fare qui.

Sicuramente l’essere umano utilizza in momenti, modi e misure diverse, entrambi gli approcci e, di entrambi, ha bisogno. 

Volendo accennare vagamente a pregi e criticità possiamo dire:

Trasformazione Induttiva: come PRO ha un potenziale maggiore di velocità e precisione di intervento, sfrutta tutte le preziose ricchezze che l’umanità ha accumulato grazie alle sue menti migliori, può essere molto più incisivo e potente nelle trasformazioni che induce; come CONTRO a volte viene “rigettata” dall’organismo, perché troppo aliena al sistema ricevente, e a volte, per la stessa ragione, non riesce a produrre una vera integrazione con ciò che è già presente nell’individuo ma concorre ad una “frammentazione” e contrapposizione delle istanze compresenti nell’io; come RISCHI è molto alto il rischio di Bias cognitivi, fallacie, manipolazione, “plagio”, e infine di “violenza identitaria”, cioè quando il SÈ si modifica in un modo eccessivo tanto da tradire la sua identità più profonda.

Trasformazione Deduttiva: come PRO ha una gentilezza e morbidezza che favorisce l’abbassamento delle difese e l’aprirsi alla trasformazione, assicura il rispetto dell’identità del sistema e dei suoi tempi di maturazione, fa sì che le consapevolezze che emergono possano integrarsi velocemente e senza attrito con ciò che era già presente nell’individuo; come CONTRO ha il problema che a volte il sistema è “intrappolato in sé stesso” e, senza apporti esterni, rischia di continuare a rigirare sempre sugli stessi loop, inoltre alcune trasformazioni potrebbero essere molto lente, così lente da non riuscire a stare al passo con le urgenze del reale, infine essendo poco incisiva potrebbe favorire a volte la vittoria delle spinte di fuga, rimozione, nascondimento, mascheramento e resistenza interiore al cambiamento; come RISCHI c’è la possibilità che, senza apporti esterni, il sistema vada proprio a confermare. in una interazione autorafforzativa, le disfunzionalità in cui è caduto, intensificandole.

Insomma non esiste una modalità migliore o peggiore, ma esistono modi migliori o peggiori di mettere in atto sia l’una che l’altra.

CRITICITÀ DELLA RELAZIONE D’AIUTO

Una criticità importante di qualsiasi relazione d’aiuto è nell’aspetto del Mandato (o delega).

In una relazione d’aiuto esiste la possibilità di un Mandato interno o di un Mandato esterno.

Il Mandato è interno quando è colui che è in DOWN a dare mandato a chi sarà in UP, di fornirgli aiuto.

Il mandato è esterno quando è qualcun altro che invita chi in UP ad occuparsi di chi è in DOWN.

Paradossalmente si tratta di una Mandato Esterno anche quando chi è in UP decide da solo di aiutare chi lui considera e pone in posizione DOWN.

Una Relazione D’aiuto diventa molto pericolosa e critica se non c’è il MANDATO INTERNO.

A volte può esserci sia il Mandato Esterno che quello Interno, ma se manca il Mandato Interno (di colui che è in DOWN) si è in una zona di grande criticità, sia perché la relazione potrebbe essere vissuta da chi è in DOWN come assedio o addirittura abuso, sia perché chi è in DOWN farà estrema resistenza a qualsiasi azione Modificante, che verrà vissuta come un’aggressione alla legittimità della propria identità e libertà e verrà dunque combattuta.

Esistono comunque casi in cui gli essere umani possono ritrovarsi ad agire delle Azioni di Aiuto in mancanza di un Mandato Interno, per esempio un bambino che corre verso il pallone in strada, mentre sta per passare un TIR; oppure un disabile che sta cercando con tutte le sue forze di bere da una bottiglia di candeggina al limone, convinto che sia limonata.

Ma è importante riconoscere che più la situazione è sfumata e complessa e più ci sono criticità nel considerarsi “responsabili della salvezza dell’altro”, pronti ad utilizzare il proprio sistema di valori anche contro la volontà della persona che siamo convinti di voler aiutare.

In qualsiasi Relazione D’aiuto prolungata è molto facile che accada che chi è in DOWN viva delle fluttuazioni rispetto al dare il proprio Mandato, per cui spesso succederà che sentirà il bisogno improvviso di toglierlo. È fondamentale che chi sta in UP diventi immediatamente consapevole del “cambio di regime” e dunque del fatto che sta agendo improvvisamente senza mandato. Ciò è necessario affinché prenda delle decisioni consapevoli, in quel punto, e non reattive, di difesa istintiva del ruolo in cui si era abituato a stare.

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