
È importante non confondere la felicità e l’amore.
È un grave errore aspettarci che l’amore ci faccia felici.
È come sperare che un quadro di Van Gogh ci disseti, come pretendere che una poesia di Neruda ci curi un taglio.
Felicità e amore si muovono su due livelli molto differenti dell’esistenza.
Ovviamente sono in amalgama e scambio, come lo è la psiche e il soma; o il marmo da scolpire, e lo stupore che viene disvelato.
La felicità è uno stato di benessere profondo e “dilagante” che sorge da una soddisfazione dei nostri bisogni e desideri materiali.
Quando le cose ci “vanno molto bene”, possiamo essere felici.
Ecco perché ci viene da sovrapporre la felicità e l’amore: perché spesso l’amore sembra renderci felici.
Ma c’è un confondimento:
gli “affari di cuore”, e l’amore, sono due cose correlate, ma diverse.
Sicuramente quando gli “affari di cuore” ci stanno andando molto bene, noi saremo felici.
Molto felici!
Ma è la stessa confusione di quando qualche volta ci viene da dire: io “amo” il gelato.
No, non si tratta di amarlo.
Io in realtà desidero il gelato, e quando posso gustarlo mi porta un tale godimento e soddisfazione da produrre in me un senso di felicità.
Non amiamo il gelato. Ci piace. È diverso. Abbiamo voglia di “averlo” e, quando lo abbiamo, proviamo godimento, e quando il godimento è tanto e prolungato, ci sentiamo, per un po’ di tempo, felici.
Ma naturalmente se all’improvviso ci cadesse in terra, è normale che diventeremmo immediatamente infelici.
Siamo felici quando le cose ci stanno andando bene.
Siamo infelici quando le cose stanno andando storte.
Questo non c’entra nulla con l’amore.
L’amore è un’altra cosa.
L’amore è quando il valore di qualcosa ci scalda l’anima sia se ci sta facendo felice, sia se non ci sta facendo felice.
L’amore è quando sento che qualcosa è luminosamente presente dentro di me, sia quando è con me, sia quando non è con me.
L’amore è sentire che qualcosa appartiene appassionatamente al mio cuore sia quando posso averla, sia quando non posso averla.
Caloroso valore.
Luminosa interna presenza.
Appassionata appartenenza.
L’amore si rivela senza confondimenti solo nel momento in cui le cose vanno male.
Quando le cose vanno bene non è facile distinguere l’amore dalla felicità generata dal fatto che qualcosa nei nostri “affari di cuore” sta vivendo un momento positivo.
Amore e felicità si assomigliano molto in quel momento.
Se si tratta di amore oppure di “gelato che ci piace” si vede quando il gelato cade in terra.
Si vede quando gli affari di cuore iniziano ad andare male.
Si vede quando ciò che ci aspettavamo dovesse farci felice, non ci sta facendo felice.
Se, quando le cose vanno male, io sono arrabbiato, deluso, se mi sento tradito, offeso, allora non si trattava di amore. Si trattava di desiderio, aspettativa, ambizione, voracità.
Se, quando le cose vanno male, io mi sento sì triste e abbattuto, ma non provo rabbia e non sto perdendo il “calore del valore”, il senso di “luminosa presenza”, né il senso di “appassionata appartenenza”, allora stiamo nel campo dell’amore.
Se quando ti sto perdendo, sento la disperazione di questo accadimento, ma la sento senza smarrire neanche per un momento la percezione di quanto tu sia un essere meraviglioso e meritevole della mia stima e affetto… allora è amore.
Amore è quando non penso che tu sia una persona ingiusta, se fai qualcosa che va contro i miei desideri.
E questo vale anche per le cose della vita.
Non possiamo essere sempre felici, è impossibile e non ha senso.
La vita ci porta dolori, perdite, malattie, catastrofi, incidenti, lutti.
Lo fa la vita, come lo fa la persona che mi sta accanto.
Perché in entrambi i casi si tratta dell’incontrollabile e complesso flusso del reale.
Quando le cose vanno male, nella vita o nei nostri affari di cuore, è sano, giusto, naturale essere tristi, abbattuti, stare male.
Non si tratta di diventare dei bonzi o dei santi.
Si tratta di “stare in pace” anche quando le cose vanno male.
“Stare in pace” non nel senso di beatitudine e imperturbabilità.
“Stare in pace” nel senso di “non stare in guerra”.
Si tratta di non stare nel rifiuto o nella rabbia anche quando le cose vanno male.
Se quando le cose vanno male io “non entro in guerra” allora sto amando la realtà.
Se entro in guerra è perché prima sono stato in una “aspettativa di felicità” e poi, quando le cose vanno male, entro in una “pretesa di felicità” che sento rabbiosamente venire delusa.
Non è “illusione di felicità”, ma amore, quando amo nella stessa identica misura, se non addirittura di più, proprio mentre le cose vanno male.
E l’amore non è una cosa che cala dall’alto, che provo oppure non provo, che ho dentro, oppure non ho.
L’amore è un qualcosa a cui decidiamo di dedicarci, che decidiamo di apprendere, decidiamo di provare a perseguire.
È una via che scegliamo.
La tristezza, le lacrime, i gemiti di dolore hanno senso in molte occasioni, purché ci si arrenda ad essi.
L’amore inizia quando smettiamo di resistere e di ribellarci al dolore, all’impotenza, al lutto.
Inizia quando impariamo a stare nel dolore come una preghiera.
Se impariamo ad arrenderci al reale, e al dolore che inevitabilmente ci porta, staremo malissimo a volte, ma sotto ai dilanianti gemiti del nostro cuore sentiremo però una profonda calma e accettazione, una quiete, una presenza sacra, un calore.
Questo è l’amore.
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Bruno
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