Con “astrazione processuale” intendiamo quel passaggio di astrazione e schematizzazione che trasforma una frase come “Giovanni chiede a Mario di passargli il sale”, nella frase:
“A chiede a B di fare una cosa utile per A”.
Il termine Astrazione etimologicamente viene da Ab + Trahere: trarre qualcosa da un’altra, separare. Rispetto ad “Estrarre”, il termine Astrarre si riferisce al circoscrivere qualcosa con “meno particolari” traendolo mentalmente da qualcosa di più particolareggiato. Si tratta insomma di un processo di generalizzazione, che va in direzione opposta ai processi di “definizione” e “arricchimento di dettagli”.
Dopo aver compiuto un’astrazione, avremo in mano qualcosa di più semplice e schematico ma, proprio per questo, di particolarmente utile per vedere alcune cose che risulterebbero invece invisibili all’interno di uno scenario troppo carico di dettagli. In pratica si tratta di discernere ciò che è uguale, all’interno di cose apparentemente diverse.
Osservando per esempio un cane, un topo e un delfino potremmo “astrarci” dalle loro forme differenti, ed accorgerci che condividono l’essenza, uguale in tutti e tre, di essere mammiferi.
La parola “processuale”, invece, vuole sottolineare che in questo esercizio di “astrazione” intendiamo focalizzare l’attenzione sui processi, sulle interazioni, sui “movimenti”, sulle relazioni, piuttosto che sulle strutture. Lo scopo dell’Astrazione Processuale applicata alla relazione interpersonale, è quella di far risaltare alcune dinamiche ricorrenti e sempre uguali, che sono sottostanti all’incredibile varietà e diversità di ogni unica e inimitabile situazione di interazione umana. Uno sguardo di questo tipo permette sia di vedere con maggior chiarezza quali siano i problemi fissi che tutti noi dobbiamo affrontare mentre stiamo in relazione; sia di poter più facilmente ricercare e inventare delle “buone pratiche” efficaci che possano rendere le nostre relazioni più felici.