In questa sezione troverete degli approfondimenti che riguardano alcuni ambiti ricorrenti dell’interazione umana. Il primo articolo riguarda l’Interazione argomentativa.
Interazione argomentativa
Uno dei tipi di interazione più frequente tra due o più persone è l’interazione argomentativa. Si tratta di una interazione in cui ogni partecipante porta all’interno del confronto verbale alcune “argomentazioni” per contribuire al processo di relazione in atto. Consiste insomma nel momento in cui due o più persone “si parlano” per realizzare uno scambio comunicativo mossi da qualche ragione o scopo. Analizzare, attraverso l’approccio dell’astrazione processuale , gli aspetti costituenti dell’interazione argomentativa è fondamentale per diventare capaci di distinguere un “dialogo creativo” da un “diverbio reattivo”. Il dialogo creativo si verifica quando due diversità stanno riuscendo, attraverso un’interazione efficace, a generare qualche sintesi evolutiva dei loro differenti punti di partenza. Il diverbio reattivo è quando l’interazione comunicativa non riesce a far emergere contaminazioni, integrazioni e sintesi creative, ma soltanto un irrigidimento e uno scontro tra le differenti visioni di partenza.
Argomentazione
Con il termine “argomentazione” si intende la situazione in cui:
– Un SOGGETTO – esterna COMUNICAZIONI – che scambiano INFORMAZIONI – al servizio di una INTENZIONE (consapevole o inconsapevole) presente in colui che parla.
Apertura/sviluppo/chiusura
Le argomentazioni, rispetto ad una interazione specifica, possono essere:
di Apertura (introducono il tema su cui ci si sta confrontando);
di Sviluppo (portano avanti il confronto);
di Chiusura (concludono l’interazione).
Essere una “argomentazione di chiusura” non riguarda l’intenzione di colui che parla, ma è una risultante del sistema: quando non viene detto altro in seguito, allora l’ultima affermazione si rivela essere stata una “argomentazione di chiusura”. A volte si prova a portare “argomentazioni di chiusura” come intenzione, ma dipende dall’altra persona se quell’intenzione si realizza o meno.
Andare a ricostruire chi, durante una determinata interazione, abbia cominciato lo scambio con una “argomentazione di apertura”, è spesso utile per comprendere meglio le dinamiche di relazione che sono occorse in quel confronto.
Affermative/interrogative
Le argomentazioni possono essere portate all’interno della discussione in forma affermativa, o interrogativa, per esempio in una interazione in cui si sta cucinando insieme:
Argomentazione affermativa di apertura:
A: «La pasta sta cuocendo troppo».
Argomentazione affermativa di chiusura:
B: «no, è a posto, ho messo il timer».
Argomentazione interrogativa di apertura:
A: «Non è che la pasta sta cuocendo troppo?»
Argomentazione interrogativa di sviluppo:
B: «Pensi che non so cucinare?»
Ovviamente non tutte le “argomentazioni interrogative” sono davvero domande. A volte lo sono davvero, e stanno cercando di introdurre nuove informazioni all’interno dello scambio. Pur essendo domande le inserisco lo stesso nell’insieme delle “Argomentazioni” perché si tratta comunque di “comunicazioni che hanno lo scopo di veicolare informazioni per perseguire un’intenzione” del soggetto che parla.
Altre volte invece non sono reali domande, ma “affermazioni attenuate”. Cioè affermazioni che cercano di diminuire il pericolo di “scontro di diversità” sottintendendo la possibilità di una messa in verifica dell’affermazione portata.
Per esempio la frase interrogativa «pensi che non so cucinare?» in realtà è una forma attenuata dell’affermazione: «Se senti la necessità di chiedermi questo, allora mi stai trattando come se io non sapessi cucinare».
Tipologia delle informazioni in una Argomentazione
In questo approfondimento ci soffermiamo ad osservare alcuni aspetti che riguardano le INFORMAZIONI che vengono veicolate all’interno delle Argomentazioni. Quando un soggetto comunica una informazione sono presenti almeno tre livelli:
ORIGINE dell’informazione: l’informazione che il soggetto sta dando, da quale ambito l’ha presa?
PERTINENZA dell’informazione: quell’informazione che sta comunicando, il soggetto per chi o cosa ritiene possa essere considerata valida?
RADICAMENTO dell’attendibilità dell’informazione: il soggetto su quale presupposto sottinteso sta radicando l’attendibilità di ciò che dice? «Ciò che affermo è vero perché lo dice…».
Facendo esempi si chiariranno i tre punti.
Origine dell’informazione
Punto uno: ORIGINE dell’informazione.
Quando l’informazione riguarda “qualcosa che è più facile che sia conosciuta con precisione dal soggetto, piuttosto che da altri”, allora è una informazione di tipo soggettivo.
Cioè l’AMBITO da cui viene presa l’informazione RIGUARDA IL SOGGETTO. Per esempio:
ho freddo;
credo nella reincarnazione;
non mangio la carne;
il rosa mi dona;
la pioggia mi rattrista; ecc.
Naturalmente qualsiasi affermazione fatta da un soggetto è inevitabilmente Soggettiva. Ma a volte ci troviamo di fronte alla situazione in cui un Soggetto, va a prendere una informazione all’interno di Sè stesso. Altre volte invece il soggetto parla di qualcosa che sta “fuori di sé”. Cioè a volte lo “sguardo soggettivo” si rivolge a contenuti soggettivi, interni, ed altre volte a contenuti oggettivi esterni (al di là della sua capacità effettiva di vederli oggettivamente).
Nel caso di contenuti soggettivi lo sguardo che ha una “miglior visuale possibile” è lo sguardo soggettivo del soggetto stesso.
Ripeto perché è importante:
è lo Sguardo Soggettivo ad avere la visuale migliore su Contenuti Soggettivi.
Nel caso invece di uno sguardo soggettivo che cerca di cogliere contenuti oggettivi bisogna sempre ricordare che non si trova “nella miglior visuale possibile”, giacché è inevitabilmente vincolato ad un “punto di vista”.
È dunque importante mettere in relazione lo sguardo soggettivo con il “luogo” in cui sta andando a cercare l’informazione.
Potrebbero venirci utili questi due termini coniati appositamente:
informazione endo-soggettiva (presa DENTRO il soggetto);
informazione eso-soggettiva (informazione riguardante qualche cosa FUORI dal soggetto, ma colta attraverso i canali percettivi o comunicativi del soggetto).
«Ho freddo», «mi piace il gusto di pistacchio», «il brutto tempo mi mette tristezza», sono informazioni endo-soggettive.
Esempi invece di affermazioni veicolanti informazioni eso-soggettive sono:
«stamattina c’era il ghiaccio per strada»; «questa è carne di manzo»; «questo vestito è più chiaro di quello»; «la pioggia innaffia l’orto».
Attribuzione di pertinenza
Può essere che il soggetto sta comunicando una informazione attribuendone la pertinenza a se stesso e basta. Può essere che la stia attribuendo anche ad “altri più se stesso”, o ad “altri meno se stesso”, oppure all’interezza degli elementi di un insieme.
Sono un idiota: informazione attribuita a se stesso.
Siamo degli idioti: informazione attribuita a “sé più altri”.
Siete degli idioti: informazione attribuita ad “altri meno sé”.
Gli umani sono idioti: informazione attribuita all’interezza di un insieme.
Quando parliamo di soggettività relativa all’ATTRIBUZIONE di PERTINENZA dell’informazione, potremmo usare i termini di:
informazione ego-pertinente (riguarda l’io);
informazione etero-pertinente (riguarda gli altri);
informazione omni-pertinente (riguarda tutti).
NOTA
Il prefisso etero- non significa solo “diverso”, ma anche “altro” (ἕτερος éteros «diverso, altro») in opposizione a ciò che appartiene invece al soggetto (soggetto indicato nei prefissi con ego- oppure auto-). Vedi per esempio i termini della lingua italiana: eterodeterminazione, etrotrofo, eteronomia.
Nelle interazioni è molto frequente l’uso di affermazioni di tipo omni-pertinente, in cui si estende la pertinenza di una propria sensazione o convinzione, a tutto e tutti:
Fa freddo;
il Karma non perdona;
mangiare la carne è un crimine contro la vita;
il rosa nei vestiti è fastidioso;
la pioggia fa venire tristezza.
Radicamento dell’attendibilità
Potremmo delineare tre principali modalità di porsi rispetto all’affermazione di attendibilità dell’informazione che si sta comunicando:ego-sostenuta (sorretta dall’io);
auto-sostenuta (che si sorregge da sola).
etero-sostenuta (sorretta da una fonte precisata, che non è l’io).
NOTA
Come in molti altri casi delle mie terminologie la parola Ego non ha una valenza negativa come in altri ambiti. Con informazione ego-sostenuta intendo che il soggetto è consapevole di dire qualcosa che si fonda sulla PROPRIA percezione;
con informazione auto-sostenuta, intendo il caso in cui la percezione del soggetto che parla è che quell’informazione ha una sua verità fondata su qualcosa di altro rispetto all’io, per cui il soggetto diventa solo “relatore di una verità”, e non “generatore di un’ipotesi”.
Le comunicazioni che si fondano su informazioni EGO-SOSTENUTE sono del tipo:
mi sembra che faccia freddo;
forse questa cosa è dipesa dal Karma, se esiste;
io credo che mangiare la carne sia un crimine contro la vita;
alcune persone, tra cui io, trovano spiacevole usare il rosa per i vestiti;
secondo me la pioggia ha qualcosa di malinconico.
Le comunicazioni che si fondano su informazioni AUTO-SOSTENUTE sono del tipo:
Hanno rilevato che negli ultimi anni gli inverni sono più freddi.
La Legge di Attrazione è una prova del fatto che il Karma esiste.
Mangiare carne, per gli esseri umani, non è naturale perché veniamo dalle scimmie.
Per le leggi della Cromoterapia il rosa è un colore ansiogeno.
Studi scientifici hanno dimostrato che gli stati atmosferici hanno impatto sull’umore degli individui.
Esistono poi comunicazioni ETERO-SOSTENUTE, cioè non sostenute dalla percezione del soggetto, ma dalla percezione di qualche altra fonte precisata.
L’articolo di oggi su Science riporta un grafico sull’abbassamento delle temperature invernali negli ultimi cinque anni;
nel libro La Legge di Attrazione, si parla di come provochiamo gli eventi che ci accadono;
ho letto un libro di genetica in cui si dice che gli esseri umani non nascono come carnivori;
Armani non usa mai il rosa nelle sue creazioni perché lo ritiene inadatto ai vestiti;
mia sorella dice che si sente sempre triste, quando piove.
Nelle informazioni auto-sostenute il fatto che non si precisi la fonte produce da una parte una inconfutabilità pratica dell’affermazione, e dall’altra una sensazione nel soggetto che la afferma di maggiore “assolutezza”: non si sta affermando qualcosa che è ancora sottoposta ad un “dibattito tra sguardi”, ma qualcosa che questo dibattito lo ha già superato, uscendo dalla posizione di ipotesi da verificare ed entrando nella posizione di certezza affermata.
Nelle informazioni etero-sostenute la precisazione della fonte precisa un’identità dello “sguardo che vede quello che viene affermato” offrendosi così ad un minimo di livello di confutabilità e risultando un po’ meno inconsistente di una affermazione auto-sostenuta. A livello di “affermazione di attendibilità” è quindi meno perentoria di una informazione auto-sostenuta, perché sottintende un “questa informazione nasce da una fonte che potrebbe avere ragione o torto”. È spesso però maggiore dell’affermazione ego-sostenuta, perché si sottintende di solito che la fonte abbia una sua legittimità a dare quell’informazione.
Naturalmente la veridicità delle affermazioni non riguarda se siano ego-sostenute, auto-sostenute o etero-sostenute. Potrebbe darsi che io stia facendo una affermazione auto-sostenuta che potrebbe rivelarsi sufficientemente affidabile. Qui il discorso non verte sulla verità e sulla conoscenza, ma sulla relazione.
Esistono sicuramente altri livelli evidenziabili ed esplorabili in cui le ARGOMENTAZIONI vengono espresse. Ma già solo osservando questi tre livelli è possibile riconoscere come essi possono intrecciarsi tra loro realizzando numerose variabili.
Per esempio una argomentazione eso-soggettiva, omni-pertinente e auto-sostenuta:
A: «portati il maglione o prenderai freddo».
B: «non credo che avrò freddo».
A: «hanno detto che le temperature scenderanno stanotte».
SCHEMA RIASSUNTIVO
NOTA: non si sta discutendo né della “verità” delle informazioni, né dell’opportunità di usare una forma o l’altra: il grado di verità dipende da altre cose, e l’opportunità dipende dal contesto. Si sta solo discernendo le differenza tra varie forme di Argomentazione.
Argomentazioni = Soggetto – che comunica informazioni – per uno scopo.
Caratteristiche delle INFORMAZIONI veicolate all’interno di una argomentazione:
Origine;
Pertinenza;
Radicamento.
Origine dell’informazione:
Informazione endo-soggettiva: sento freddo.
Informazione eso-soggettiva: ha nevicato.
Pertinenza dell’informazione:
Informazione ego-pertinente: sono un idiota.
Informazione etero-pertinente: sei molto intelligente. Oppure: stare troppo al computer ti fa male.
Informazione omni-pertinente: Stare troppo al computer fa male; oppure: il riscaldamento globale è un’urgenza improcrastinabile.
Radicamento di attendibilità:
ego-sostenuta: credo che lo sformato sia cotto;
auto-sostenuta: lo sformato non va cotto troppo;
etero-sostenuta: ieri a Master Chef hanno detto di non cuocere troppo lo sformato.
Questi livelli di sguardo su come veicoliamo le informazioni durante una interazione argomentativa sono molto importanti per discernere con quale modalità il soggetto tende a relazionarsi ad altri soggetti in rapporto al “percepito di oggettività”. Molte incomprensioni, conflitti e scontri derivano da un uso erroneo della “tensione all’oggettività” (che spesso produce “presunzione di oggettività”) all’interno degli scambi inter-soggettivi.
Saper distinguere questi livelli può consentirci di riconoscere in quali contesti comunicativi alcune particolari configurazioni di questi tre aspetti possano essere più che sensate e quando invece alcune particolari aggregazioni possano risultare del tutto controproducenti (andare cioè contro l’intenzione stessa del soggetto che parla, senza che se ne renda conto).
Questo tema verrà approfondito in prossimi articoli.