Informazioni sugli incontri individuali di Relazione Amorevole
Visto che mi capita spesso di dare queste notizie a persone nuove che desiderano fare delle chiacchierate di Relazione Amorevole con me, ho pensato di preparare questo file fisso, così da dare più facilmente a tutti le informazioni su questi incontri. Scusate in anticipo se il file è lungo, ma è anche un modo per farmi conoscere. Queste informazioni infatti sono quasi un “esempio pratico” di Relazione Amorevole, perché da come mi pongo nel rapporto con voi, si intuiscono già molte cose su questo tipo di approccio.
Un approccio che è fondato sulla COMPLESSITÀ, e infatti anche questo testo è lungo, faticoso e complesso. Se pensate che la complessità non faccia per voi, credo che allora né io, né questo testo che segue, siamo la scelta giusta per voi. Saperlo dall’inizio spero che possa “salvare” tanti di voi dal perdere tempo ed energie in qualcosa che non vi corrisponde.
- Cosa faremo
Anche se io ho conseguito nel 2004, in seguito ad una formazione durata tre anni, un diploma di Counselor, è importante però per me specificare che non è counseling ciò che si fa con me.
Io, a prescindere dai percorsi di studio e di formazione che ho seguito, mi pongo semplicemente come persona che, nel suo percorso di vita, ha vissuto alcune esperienze e accumulato alcuni particolari modi di guardare il vasto mondo della relazione interpersonale. Questi sguardi si sono incarnati sempre di più in una visione interconnessa e complessa che ha rivelato delle “buone pratiche” di relazione che si sono dimostrare efficaci nella mia vita per portare molta più gentilezza, gratitudine e calore nei miei legami affettivi. È solo per questo che ritengo possa avere un senso raccontare queste cose che ho visto a qualcuno che è curioso di conoscerle. Vorrei dunque fosse chiaro per tutti che non sono legittimato da qualche “oggettività” esterna o istituzione, o diploma o alcunché, a fare queste mie chiacchierate con voi. Il mio rapporto con voi dunque non potrà mai essere di tipo professionale, ma io vi propongo una relazione basata sulla creazione di una “alleanza esistenziale”. L’unica legittimazione possibile tra noi, secondo me, è dunque data da voi: ha senso che ci parliamo solo se sentite che ciò che ci scambiamo è utile per voi. E vi chiedo gentilmente di essere voi a percepirlo e valutarlo, continuando a chiedervelo con attenzione, costanza e sincerità. Vi chiedo di non accogliere nulla di ciò che io dico perché “vi fidate”. Non fidatevi. Vedete se ciò che dico vi torna. E se non vi torna, ignoratelo, perché davvero non esiste alcuna garanzia che ciò che vedo io sia più corretto di ciò che vedete voi.
Quello che può accadere è che qualche cosa che io ho visto, a voi non era ancora capitata davanti agli occhi ma, una volta che io vi aiuto a scorgerla, poi la vediate anche voi.
A volte può volerci un po’ di cammino, fatica e tempo per arrivare a scorgere qualcosa che non è immediatamente visibile, ma che qualcun altro ha già visto. Quindi a volte può far parte del percorso cercare “al buio” per un po’ di tempo qualcosa che ancora non ci è visibile.
Alle volte dunque potrà capitare che io vi parlerò di cose che a voi non sembrano essere nel modo in cui ve le descrivo io. Lì vi chiedo solo di scrutare un po’ più in fondo, oltre la superficie.
Però vi chiedo anche di rimanere nel dubbio su tutto ciò che vi dirò, fin quando non avrete visto col vostro proprio sguardo quella cosa, sentendo finalmente, in piena libertà, di poterla fare davvero vostra. Tutte queste, per molti di voi, saranno considerazioni ovvie.
Ma non è così ovvio che io le espliciti, ed è importante per me essere sicuri che il nostro rapporto sia, senza fraintendimenti, fondato su questo.
Quindi cosa faccio?
Non faccio il counselor, non sono in alcun modo un terapeuta, non do consigli psicologici, non sono un coach, non cerco di “guarirvi” né “aggiustarvi” in alcun modo.
Io vi racconto la mia visione su alcune cose della relazione, tratta dalla mia personale ricerca, e voi vedete se vi può essere utile.
E, mentre ve la racconto, cerco di mantenere alta la consapevolezza in me e in voi, che qualsiasi visione del mondo è comunque condizionata dalla limitatezza dello sguardo soggettivo e quindi sottoposta ad innumerevoli lacune ed errori di visione. Non potrei mai dunque promettere che le cose che vi dirò saranno sicuramente ed oggettivamente corrette.
Ma vi prometto che mi impegnerò sinceramente con tutto me stesso a rimanere sempre in ascolto di voi e del mondo, al fine di correggere e migliorare continuamente alcune convinzioni già formate in me, senza mai trattare i miei pensieri come certezze acquisite e inamovibili.
2. Luoghi
Le persone che vogliono fare incontri con me sono sparse un po’ in tutta Italia, per cui di solito gli incontri li faccio in video chat (Messenger, Gmeet, Zoom), oppure al telefono. Anche al telefono può essere molto funzionale, perché anche se si perde in informazioni visive, si guadagna però su altri aspetti (un’intimità sonora, la possibilità di fare l’incontro camminando all’aria aperta, ecc.), comunque dipende molto anche dalle preferenze personali. Però anche per chi preferisce generalmente gli incontri al telefono ho bisogno, la prima volta di conoscenza, di vederci in viso.
Se qualcuno abita non troppo lontano dalla mia zona (abito ai Castelli Romani) e ha voglia di venire da queste parti, può essere sicuramente più piacevole fare gli incontri in presenza fisica.
Comunque per gli incontri in presenza, non ci si vede in uno studio (che non ho) ma, quando è bel tempo, all’aperto, seduti sulla panchina di un giardino o passeggiando nella natura che, qui intorno è molto piacevole. Altrimenti in macchina, oppure in una sala da the.
A volte, con persone lontane, mi è capitato di organizzare degli “intensivi” in cui ero io a raggiungere loro, venendo ospitato per un paio di giorni in cui ci si dedicava interamente al lavoro sulla relazione. Questa è una possibilità con un potenziale molto alto di “incisività”, ma anche una situazione molto delicata e rischiosa. È possibile da prendere in considerazione solo quando entrambe le parti che vogliono fare questo percorso sono davvero molto, molto, molto motivate in modo personale (e non quando c’è una delle due che spinge e l’altra che si fa convincere).
3) Cadenza
A mio modo di vedere il percorso deve essere “cucito su misura” sull’individuo. Inoltre sono assolutamente convinto del fatto che su alcune cose siamo tutti diversi e che questa diversità vada rispettata. Per cui io non suggerisco in alcun modo una cadenza piuttosto che un’altra. Dal mio punto di vista voi potreste voler fare una chiacchierata una tantum con me e poi mai più. Oppure quattro tutte vicine e poi sentirci dopo un anno, oppure ancora potreste avere voglia di vederci per un anno intero tutte le settimane. Ad ognuno il suo. Non sarò io a proporvi nulla.
Un nostro incontrarci dunque partirà sempre da una vostra iniziativa libera e mai da un mio invito a rivederci. Ed ogni volta che avrete voglia di chiacchierare con me dovrete contattarmi apposta, senza alcun giorno regolare, abitudine o ricorrenza prefissata. Questo vuol dire anche che preferisco fissare sempre e soltanto un appuntamento alla volta.
Per prenotare gli incontri vi chiedo di contattarmi tramite Messenger o Facebook (se mi chiederete l’amicizia sarò felice di darvela, altrimenti è anche possibile riferirsi ai messaggi privati della pagina L’amore Amorevole essendo io l’unico amministratore).
Oppure se non avete Messenger potete scrivermi sulla mail: bruno.lomele@gmail.com
Io vi farò sapere quali sono le mie disponibilità quando mi arriverà da voi un: «Bruno, mi farebbe piacere fare una chiacchierata, come stai messo questa settimana?» (O la prossima, o quando volete voi). E a quel punto, comunicando per messaggi, giungeremo insieme ad un appuntamento preciso di data/orario.
Per comunicazioni urgenti potete contattarmi anche sul cellulare: 347 5215629.
Vi chiedo però di non chiedermi appuntamenti tramite SMS, ma solo via internet.
Infine, visto che me lo chiedono tutti: uso pochissimo WhatsApp, quindi non è certamente il modo più sicuro di contattarmi.
Nota sugli appuntamenti:
Io ho una vita abbastanza complicata tra gli impegni familiari e tutte le altre esigenze.
Quando prendo un appuntamento ci costruisco intorno tutta una organizzazione. Vi chiedo dunque di essere molto sicuri quando lo prendete e di cercare il più possibile (ovviamente imprevisti straordinari a parte) di rispettarlo. Vi chiedo inoltre di essere molto affettuosi nei casi in cui dovesse capitarvi di dover disdire proprio all’ultimo. È un qualcosa che inevitabilmente alle volte potrà succedere, ma che mi fa sentire molto esposto e vulnerabile. Molte volte può capitarmi di dire di no ad altre persone, per difendere lo spazio che avete prenotato, e quindi con una disdetta all’ultimo momento mi trovo a perdere anche un’entrata importante per la mia famiglia. Quindi, seguendo anche l’approccio della relazione amorevole: vi chiedo di avere molta cura di me, quando qualcosa va storto, rassicurandomi sul fatto che si è trattato di una situazione del tutto eccezionale e che voi siete assolutamente attenti e concentrati a cercare di non farla accadere nuovamente.
Per molti di voi questo discorso apparirà superfluo ed ovvio, ma se lo sto facendo è perché posso assicurarvi che così ovvio non è.
Purtroppo svariate volte qualche ora prima di un appuntamento mi è capitato di ricevere un: «Scusami Bruno, purtroppo mi è cambiata una cosa e oggi non posso più, mi dai un’altra opzione per incontrarci i prossimi giorni?»
Ecco, una comunicazione come questa non è, per me, un aver cura dopo aver creato un danno.
Mi farebbe felice invece una maggiore spesa di energia affettiva e comunicativa, naturalmente ognuno nella libertà del suo proprio modo, per cercare di farmi sentire che si è consapevoli della difficoltà arrecata e che in qualche modo si ha il desiderio di riparare.
Esiste però la possibilità che una persona, per il suo tipo di impegni quotidiani o lavorativi, non sia proprio nelle condizioni di garantire una sicurezza. Per questo ho pensato di affiancare alla possibilità di prenotazione, anche la possibilità “last minute”. Cioè è anche possibile scrivermi all’ultimo momento chiedendomi se per caso mi è rimasto un “buco libero” nella giornata, oppure contattandomi la sera per la mattina successiva. Naturalmente accadrà molto spesso che quel buco non ci sia, ma il vantaggio è che si può tentare tutte le volte che si vuole senza alcuna percezione di fastidio da parte mia: se abbiamo avuto la fortuna di un incastro compatibile si fa, altrimenti nessuno dei due ha dovuto sostenere un imprevisto dell’altro che poi ha scombinato i propri piani. Ed io vi prometto che non mi offendo se me lo chiedete anche all’ultimo secondo.
E questa è una specie di piccola introduzione alla relazione amorevole:
ogni scelta porta con se l’altro lato della medaglia.
- Se si desidera la certezza dell’incontro, quindi maggior vincolo e sicurezza, si deve offrire maggior vincolo e sicurezza;
- Se si ha bisogno di maggiore svincolo e libertà, si deve accettare di non avere sicurezza, giacché è necessario, se si vuole una sostenibilità relazionale, lasciare la stessa libertà nella controparte.
Mi capita molte volte di ricevere “prenotazioni” basate su questa formula: «tu intanto segnami per giovedì, poi domani ti confermo con certezza».
Oppure formule come: «perfetto, allora facciamo mercoledì! A quell’ora dovrei farcela!»
Sia un “poi ti confermo”, sia un “condizionale” (dovrei), mettono le due persone in una posizione sbilanciata, poiché si sta chiedendo una certezza offrendo un’incertezza. Ma questo rischia di creare poi involontariamente situazioni dolorose del tipo: «Scusa, ho scoperto che non riesco ad esserci» – «Come?! Ma io ti avevo tenuto il posto…» – «Sì… ma io ti avevo avvertito che la certezza non ce l’avevo e che dovevo riconfermarti».
Per queste ragioni vi chiedo gentilmente di prenotare un appuntamento preciso solo quando siete molto certi, oppure, se siete incerti, di affidarvi alla formula “last minute”.
4) Doni reciproci
Ci sono lavori che si fanno per guadagnarsi uno stipendio, e ci sono lavori che si fanno per altre motivazioni, anche se poi abbiamo comunque bisogno di un’entrata per sostenere la famiglia; è quest’ultimo il modo in cui io mi dedico agli incontri di Relazione Amorevole. Li faccio perché credo nell’aiuto reciproco tra gli umani: anche una sola persona che, grazie anche alle chiacchierate con me, migliora un poco le sue relazioni affettive, basta per darmi il senso e la ragione di ciò che faccio.
Non sono dunque i soldi a rappresentare per me la motivazione ai miei incontri.
Solo che se faccio questa cosa, non posso farne altre, e quindi neanche lavorare e portare sostegno economico alla mia famiglia.
Vi ringrazio dunque se avrete voglia di far diventare le nostre chiacchierate insieme, una forma di “alleanza esistenziale” che si fonda su un dono reciproco. Io vi dono tutto quello che posso fare per aiutarvi, traendolo dalla mia esperienza di vita, e voi donate indietro quello che vi sembra giusto e che potete, per dare sostegno a me e alla mia famiglia. Questa formula io la chiamo Donazione libera, sostenibile e consapevole.
Per me la prima caratteristica fondamentale del dono, è la libertà.
Questo vuol dire che io non penserò mai che “mi dovete qualcosa”, dopo aver avuto uno scambio con me. Non mi “dovete” niente.
Se per qualsiasi ragione, non importa quale, dopo uno scambio con me non mi farete alcun dono di ritorno, io non avrò mai nulla da obiettare, né da pretendere, né mi sentirò offeso o “fregato”.
È in questo senso che si tratta di un dono: potrete non farmelo, senza alcuna conseguenza problematica per voi.
Un’altra delle caratteristiche secondo me importanti del dono è che deve essere sostenibile per entrambi. E questo è un argomento importante quando ci si chiede di quale entità fare un “dono di ringraziamento” per qualcosa.
Secondo me è importante non confondere l’informazione, con la libertà.
Sono due concetti separati, infatti ci può essere libertà con informazione o senza informazione; e ci può essere informazione con libertà o senza libertà.
L’informazione di cui parlo ora riguarda una “quantità adeguata”, mentre parlando di libertà ora intendo la “libertà di corrisponderla o meno”.
A volte si pensa che se si dice “quanto”, allora non è più un “dono libero”.
Io credo invece che qui ci sia una confusione.
Se non vi dessi qualche riferimento possibile sulla quantità, vi costringerei ad una sorta di “lettura del pensiero” che vi metterebbe ancora di più in difficoltà.
La definizione di una quantità adeguata riguarda quanto potrebbe valere ciò che io vi porto in termini dell’impatto nella mia vita di impegno e fatica, cioè “quanto costa a me” fare questa cosa.
Questo lo so io e, se non ve lo dico, voi non potete quantificarlo: devo passarvi una informazione.
La libertà riguarda il fatto invece che, anche di fronte ad una cifra di riferimento, voi possiate non darmela.
Ve lo ripeto con la massima chiarezza: siete assolutamente liberi di darmi di meno, o anche nulla.
Spero che mi crediate.
Altrimenti la libertà non ve la sto togliendo io, ma ve la state togliendo da soli.
Ecco dunque la quantificazione di riferimento:
Tutte le mie chiacchierate durano un’ora e mezza almeno.
Considerando l’attenzione, la responsabilità, l’energia, la fatica che mi richiedono, io sento che 40 euro sarebbero un dono molto gradito, e 50 euro un dono particolarmente generoso e apprezzato.
Le donazioni è importante per me riceverle DOPO aver effettuato l’incontro. Perché io vorrei che, prima di decidere quanto effettivamente donarmi, voi facciate due considerazioni:
- Quello che ho ricevuto, ha effettivamente per me questo valore?
Se sì, allora grazie di farmi quel dono, se invece, dopo aver fatto l’incontro, sentite che non vi ha portato qualcosa di sufficientemente utile per voi, allora sono proprio io che vi chiedo gentilmente di non farmi nessun dono. Non mi farebbe sentire bene ricevere qualcosa solo per una forma di “correttezza sociale” (del tipo: “il lavoro si paga”) ma che mi viene data senza convinzione, calore e gratitudine. Io non posso sapere prima se davvero posso esservi utile. Ci sono moltissime incognite. Per cui mi sento molto più tranquillo a stare in una postura del tipo: ora ci proviamo, se poi ti sono stato utile, evviva!, se invece non ci sono riuscito, a posto così e nessuno deve niente a nessuno. Perché se è vero che il lavoro si paga, è anche vero che ognuno di noi non si sentirebbe felice di pagare un lavoro che non ha avuto un esito sufficientemente buono.
2. Ho sufficienti risorse per dare quella cifra?
Se dopo aver risposto alla prima domanda avete sentito che ciò che avete ricevuto ha effettivamente quel valore allora, come secondo passaggio, vi chiedo di riflettere sull’entità delle vostre risorse e farmi il dono che di volta in volta (può cambiare) risulta fattibile e sostenibile per voi.
La differenza tra il valore che avreste voluto donarmi, e quello che riuscite a donarmi, potete compensarla con segni immateriali di gentilezza, riconoscimento, apprezzamento e gratitudine, tutte cose a cui io dò un valore grandissimo.
Vi chiedo inoltre di fare una analisi di sostenibilità ascoltandovi davvero, senza andare oltre le vostre possibilità per una eccessiva generosità.
Di contro però, lasciandovi tutta questa libertà di quantizzare in base alle vostre risorse il dono di ritorno, ho bisogno anche che in voi ci sia anche un’attenzione ad uno sguardo ampio sulle vostre priorità di spesa. Ovviamente dovete essere voi a riflettere su quali delle vostre spese sono superflue e quali importanti e io non mi permetterei mai di intromettermi in questa valutazione.
Quello che posso chiedervi io è: vorrei che il lavoro con me rientri, nella vostra considerazione, tra le spese per attività importanti per voi.
Il tempo e le energie che io spendo con voi sono qualcosa di importante per me a cui dedico tutta la mia attenzione intellettuale ed emozionale, quindi nel lasciarvi la completa libertà, sento il bisogno di essere però molto chiaro sul valore che io dò al nostro scambio.
Per questo io la chiamo “donazione libera, sostenibile e consapevole”.
La scelta di lasciare una libertà totale a voi, nel quantizzare un dono di ritorno in base alle vostre risorse, non è motivata da un mio “essere buono”, ma solo perché cerco di essere lungimirante:
se il vostro rapporto con me è per voi sostenibile economicamente, potrà durare a lungo e crescere nel tempo e questo, alla fine, a me conviene.
Naturalmente anche qui vale la regola della sostenibilità per entrambi: fin quando mi arriva molta gratitudine, anche se con un dono concreto basso, io sarò felice di spendere il mio tempo con voi.
Ma lo farò fin quando potrò.
Vi chiedo di riconoscermi la libertà di potervi un giorno dire, se mai sarà necessario, che sto in un momento di difficoltà e che dobbiamo magari inventarci qualcosa di nuovo e diverso.
Tutto questo approccio così complesso nasce dal tentativo di riconoscere la libertà di entrambi e la sostenibilità di entrambi, cercando di non fondare il rapporto su uno scambio rigido e materiale, ma sulla flessibilità e l’affettività, senza perdere però un’attenzione per gli aspetti concreti e per l’equità, considerando che se non si fanno le cose bene è comunque facilissimo che il rapporto possa, in momenti difficili, deteriorarsi.
Riportando il tutto in un riassunto finale diventa:
- se sentite che l’incontro con me non vi ha aiutato molto, non mi dovete assolutamente nulla;
- se invece sentite che vi è stato utile, per un’ora e mezza di incontro 40 euro vanno più che bene, 50 euro sono un dono molto gradito;
- se, pur sentendo che ha avuto una utilità, avete poche risorse, datemi tranquillamente quello che potete (anche modificandolo nel tempo), anche pochissimo, anche nulla, e il resto me lo fate sentire in affetto e gratitudine;
- il nostro rapporto si baserà su un “diritto di disgiunzione”, cioè basterà che uno dei due non si senta più completamente a suo agio nel modo in cui sta avvenendo il nostro scambio, per decidere di smettere queste chiacchierate (magari, spero, mantenendo l’amicizia per tutto il resto).
Il patto è che, in qualsiasi momento il nostro scambio si debba interrompere, nessuno deve nulla a nessuno. Nessuno dovrà sentirsi in debito o in credito, in nessuna forma, per gli scambi avvenuti precedentemente.
È importante per me se mi fate sapere cosa ne pensate di tutto ciò e se sentite che può corrispondervi, o no.
Nota:
In alcuni rari casi mi capita di fare incontri a tre (io e una coppia). Le cose dette valgono anche in questo caso, considerando soltanto un po’ di differenza sul livello dell’impegno. Naturalmente pur non considerandolo il “doppio” degli incontri individuali, certamente, per varie ragioni, richiede una po’ di fatica, energia e attenzione in più. Ma anche qui ogni coppia si regola in base alle proprie possibilità e sensazioni.
NOTA su Donazione e Frequenza
Rimanendo valido tutto ciò che è stato detto finora, credo che sia importante sottolineare una cosa (anche se in qualche modo ovvia):
la sostenibilità di una spesa è anche molto collegata alla frequenza.
Se una persona, in un certo periodo, mi vede spesso, chiaramente l’impatto sulle sue finanze è abbastanza significativo, dunque, se le sue finanze fossero “deboli”, sarebbe ancor più comprensibile il suo tenersi su donazioni più basse.
Ovviamente se invece ci vediamo una volta ogni sei mesi, l’impatto è certamente diverso, per cui potrebbe valutare se è nelle condizioni di farmi una donazione piena anziché parziale.
Rimane lo stesso vero, anche per chi mi vede a cadenza larghissima, che se non ha risorse può darmi poco o niente… Però spero che sia anche capace di ragionare con uno sguardo ampio, tenendo conto anche di questo aspetto.
Spero inoltre che ci si accorga che, per molte intuibili ragioni, anche il mio impegno è maggiore, nel caso di incontri molto distanti tra loro.
5) Modalità pratiche
Per chi è lontano è possibile farmi arrivare il vostro dono con un versamento.
Prima di darvi i dati grazie ai quali effettuare il versamento, ho bisogno di ricordare sempre a tutti che ho la NECESSITÀ che mettiate SEMPRE la causale. E avrei bisogno esattamente di queste parole: donazione di sostegno da … (il vostro nome).
Ricordo che chi ha poche risorse può darmi poco o NULLA, dunque la vostra è davvero una donazione, giacché non è obbligata.
Preferisco NESSUNA donazione, piuttosto che una donazione SENZA questa causale.
Sottolineo tutto ciò perché capita ancora che alcune persone mi dicano che si sono dimenticate. Vi chiedo gentilmente il grande dono di fare attenzione. In cambio io cercherò sempre di mettere la massima attenzione negli scambi con ognuno di voi.
Ho altre tre bisogni importanti rispetto a questo campo:
Il primo è di non farmi mai donazioni prima di aver effettuato davvero l’incontro. Come dicevo ho bisogno che prima facciate l’incontro, valutiate se vi è stato utile e poi eventuamente facciate la donazione. So che a volte può esservi più comodo dal punto di vista pratico (per paura di dimenticarvi, ecc.), ma per me una Relazione Amorevole si fonda proprio sul fare a volte cose “più scomode praticamente” ma più “attente relazionalmente”.
Il secondo è di farmele di volta in volta, senza accumulare più incontri per poi farmele tutte insieme. Non chiedo questo perché voglio la donazione subito (se non avete disponibilità potete farmela quando volete, anche dopo un anno), ma è perchè preferisco che arrivino in banca, di volta in volta, solo donazioni di piccola entità (anche qui è più scomodo praticamente, anche per le commissioni bancarie, ma verreste incontro ad un mio bisogno, e quindi sarebbe un’attenzione relazionale).
Il terzo bisogno e di “non dimenticarvi“. Io non controllerò se voi me l’avete fatta o no, proprio perché la ritengo un’azione totalmente libera che spero nasca da vostre personali motivazioni di gratitudine. Semplicemente quando vedo che mi entrano delle donazioni, ringrazio chi me le ha fatte. Ma non farò mai un controllo incrociato tra incontri effettuati e donazioni, per vedere se qualcuno invece non me le ha fatte.
Ci sono moltissime buone ragioni per cui, quindi, potreste non farmela e a me va benissimo così. Solo che alcuni segni mi rivelano che ogni tanto capita che qualcuno è così concentrato sull’urgenza del fare un incontro, che poi magari dopo, una volta che la tensione si è rilasciata, si dimentichi di farmela. Insomma non perché non avrebbe voluto, ma solo perché si è distratto e dimenticato. A volte il segno di questo mi arriva perché la donazione mi giunge magari dopo un mese dall’incontro precedente a cui si riferisce, ma poco prima della richiesta di un incontro nuovo. Farmi una donazione dopo anche un anno, se è dovuto al non avere risorse, è qualcosa che non mi disturba affatto, anzi lo trovo molto amorevole. Ma dimenticarsi di farmela quando l’urgenza è risolta, per ricordarsene quando l’urgenza torna, questo no, non lo vivo come particolarmente amorevole, quindi vi chiedo gentilmente di farci attenzione.
Detto questo ecco le modalità in cui è possibile fare un versamento:
1) Attraverso il link Paypal: www.paypal.me/brunolomele
2) o con una ricarica alla carta Poste Pay Nr. 5333 1712 0533 7989 intestata a Bruno Lomele, per chi ha un account poste;
3) o tramite bonifico bancario sempre alla stessa carta attraverso l’Iban:
IT45I3608105138200279100293
4) Infine è anche possibile ricaricare la Poste Pay in qualsiasi tabaccaio che abbia la Lottomatica. Se volete usare questa modalità ditemelo, che devo darvi altri dati.
Molti di questi modi richiedono il pagamento di una commissione, mettetela tranquillamente in conto a me sottraendola alla cifra che intendevate donarmi.
E infine vi chiedo gentilmente di mandarmi un messaggio quando fate la ricarica, in modo che possa ringraziarvi di persona e controllare che sia arrivato.
6) Compatibilità con altri percorsi
Spesso le persone che arrivano a conoscermi stanno già all’interno di altri percorsi di crescita, a volte di tipo psicologico o terapeutico.
Chi non sta facendo nessun altro percorso può tranquillamente saltare questo paragrafo che è lungo e complesso e riguarda solo alcune persone.
Il modo in cui noi ci parleremo sarà di tipo filosofico, nel senso che io semplicemente vi passerò la visione del mondo di un “libero pensatore”, visione in cui poi sarete voi a cogliere e fare vostro ciò che vi risuona, per invece scartare ciò che non si accorda con le vostre percezioni. Per questa ragione io non trovo incompatibilità con qualsiasi altro percorso voi possiate fare, che sia di tipo religioso, terapeutico, spirituale o qualsiasi altro.
Le mie proposte di lettura delle cose si porranno “accanto” a tutte le altre possibili letture esistenti nel mondo, senza forzare per sostituirle.
È chiaro però che in alcuni momenti, alcune specifiche letture, potrebbero risultare opposte ad altre, e dunque incompatibili, mettendovi nella necessità di dover scegliere a quale delle due letture affidarsi. In questo casi la responsabilità della scelta sarà sempre su di voi, nel senso che io non affermerò mai “questa mia idea è più corretta di quella”; ma dirò: “quel tipo di pensiero vede questa particolare cosa in questo modo; mentre invece io la vedo in quest’altro modo”.
Starà a voi scegliere quale dei due modi di vedere vi corrisponde di più.
Molte volte però sono psicologi, psicoterapeuti, o referenti di altre discipline che possono ritenere che il confronto con me non sia compatibile con il vostro lavoro con loro.
Credo che spesso le loro ragioni possono essere legittime, amorevoli e sensate. Vi chiedo gentilmente di prendere in seria considerazione i loro dubbi, che potrebbero essere salvifici per voi.
Io credo che sia importante non fare le cose di fretta e non sovrapporre troppi stimoli. Spesso accade che per la fretta di stare meglio, si possa finire per stare peggio. Quindi, sapendo ovviamente che la decisione spetta a voi, io però mi sento di consigliarvi caldamente di continuare il percorso in cui siete già, senza sovrapporlo con le chiacchierate con me, laddove le vostre figure di riferimento vi consiglino così. Ci sarà sempre tempo, un giorno, di parlare insieme; magari dopo aver concluso in modo fisiologico, con tutto il tempo che servirà, altri percorsi che hanno espresso dubbi di inconciliabilità circa il vostro confronto con me. Oppure semplicemente alcuni degli stimoli che io offro potrete trovarli nei testi che scrivo, che potrete leggere in completa libertà e senza rischio di interferenze negative (sito www. relazioneamorevole.it, oppure pagina Facebook L’amore amorevole).
La cosa che vi chiedo gentilmente, ma con chiarezza, è di non provare, in una situazione di questo tipo, a riflettere insieme a me se sia poi il caso di fare o no gli incontri con me. Purtroppo è capitato più volte questa situazione. È importante comprendere che, essendo parte in causa, non sono la persona giusta per esprimere pareri su questo argomento. In una situazione del genere è meglio che io non interferisca in alcun modo in un vostro libero ed autonomo prendere decisioni.
C’è un’altra cosa che sento il bisogno di chiedervi di valutare attentamente nel caso in cui, oltre a fare colloqui con me, stiate portando avanti anche un percorso con un professionista:
se state facendo un altro percorso costoso e non ce la fate a sostenere anche le donazioni a me, forse questo è un ulteriore segno che state “mettendo troppa carne al fuoco” e che è meglio non accavallare le chiacchierate con me con il percorso già in atto.
Come ho ben spiegato sopra, io mi sento di fare incontri anche del tutto senza donazione, se la persona con cui mi incontro sente bisogno e utilità nel mio aiuto, ma non ha risorse.
A volte però mi sono trovato nella situazione di rendermi conto che la persona che aveva poco o nulla da donare a me, in contemporanea sosteneva altri percorsi molto costosi, da professionisti che ovviamente (e giustamente) non offrivano la stessa flessibilità economica che offrivo io.
Ecco, questa specifica situazione mi farebbe un po’ soffrire e dunque è meglio che, in questi nostri patti fondati sulla sincerità, io ve lo faccia sapere con chiarezza.
Come ripeto, se per qualsiasi ragione siete costretti a scegliere tra me ed altre figure, secondo me la scelta più sensata è quella di pagare un professionista che fa questo tipo di cose di mestiere e all’interno di un quadro di riferimento che vi offre anche svariate garanzie sulla sua deontologia e preparazione, e di lasciar perdere gli incontri con me.
Però se spendete molto per altre consulenze, ma desiderate comunque aggiungere ad esse anche la mia, allora sento il bisogno che verifichiate di poter sostenere quella donazione a me che ho quantizzato in precedenza (almeno quella base di 40 euro).
Altrimenti il mio vissuto soggettivo (che, pur con tutte le possibili fallacie, io devo comunque ascoltare e rispettare) sarebbe che sto donando un pane (il mio tempo) che per me è molto prezioso a qualcuno che sta già trovando i soldi per pagare del pane costoso altrove, ma poi desidera aggiungere anche il mio, senza riuscire però a trovare, per il mio pane, quel minimo di risorse che ne riconoscerebbero il valore.
Il mio pane mi va benissimo darlo gratis a chi non ha soldi, ma tanta fame; ma mi risulta più difficile darlo a chi per altro pane costoso i soldi li trova, ma non per il mio.
Riuscite a capire cosa intendo?
Riservatezza
Ovviamente, anche se il nostro rapporto non è basato su vincoli di tipo professionale, con le garanzie deontologiche che questi presuppongono, io mi impegno ad avere la massima cura di tutto ciò che mi direte e farete, mantenendo altissima l’attenzione a proteggere la vostra privacy in ogni modo. Insomma nulla di ciò che riguarda il mio rapporto con voi, e quello che ci diremo, giungerà al di fuori dei nostri spazi di confronto.
Chiedo anche a voi di avere la stessa cura ed attenzione di privacy nei miei confronti relativamente a ciò che ci diremo, ma anche alle cose scritte che ci scambieremo e a questi stessi accordi di relazione che stiamo instaurando. Se qualcuno è interessato alle cose che porto e che faccio, non ho problemi a farle conoscere, ma desidero farlo sulla base dell’instaurazione di un rapporto personale, dunque vi prego gentilmente di metterlo in contatto direttamente con me.
Conclusioni
Tutto ciò che avete letto qui sopra vi parla del tentativo di creare un rapporto molto fuori dai soliti schemi. Questo naturalmente può essere fonte di pericoli e criticità, perché alcuni schemi consolidati, soprattutto nel campo della relazione d’aiuto, possono essere fonte di protezione e sicurezza. A volte però uscire dagli schemi può anche essere occasione di novità e creatività. Ogni cosa credo abbia i suoi pro e i suoi contro e sta poi all’individuo scegliere ciò che gli risuona di più, magari portando particolare attenzione ai punti che sappiamo già essere problematici. Ecco perché vorrei esplicitarvi da subito qual è il punto più problematico con me: io instauro rapporti personali.
Questo non vuol dire che dovremo diventare amici e starci particolarmente vicini, questo viene lasciato allo sviluppo naturale di ognuno dei miei rapporti con voi. Però vuol dire che non avremo la “distanza terapeutica”, presente in altri tipi di rapporti, a proteggerci. Se, giustamente, vi sentite più al sicuro in presenza di una distanza terapeutica, io credo di non essere la persona adatta a voi e penso sia doveroso farvelo sapere PRIMA di cominciare qualsiasi cosa con me.
Inoltre sento il bisogno di avvertirvi su alcuni altri punti delicati:
il primo punto è che cercare di cambiare le proprie relazioni vuol dire, lavorando con me, affrontare un lavorìo davvero arduo. Si tratterà di sforzarsi di vedere cose che non abbiamo voglia di vedere, di allenarsi a fare cose che non abbiamo voglia di fare, e di cercare il coraggio per addentrarci in luoghi che ci fanno paura e da cui, spontaneamente, ci siamo tenuti alla larga.
Il secondo punto è che tutto il lavoro con me si fonda sulla frase:
Niente cambia, tu cambi, tutto cambia.
Con me si parlerà degli altri solo per cercare di comprendere cosa io posso fare per migliorare le cose, per il resto si parlerà di se stessi, cercando di scoprire il più possibile ciò che, di noi, ci è invisibile, per trasformare questi “punti ciechi” in consapevolezze che possano portare più luce nelle nostre vite. Il punto che ho appena enunciato spesso sembra scontato, del tipo:
ma certo! Sto qui per questo… È proprio ciò che voglio fare!
Ebbene nella mia esperienza è invece il più duro di tutti. Tutte le persone che lavorano con me si scontrano, prima o poi, proprio con questo punto: pensavano di voler lavorare su loro stessi, ma in realtà la loro attenzione si spostava sempre inconsciamente sul cambiamento dell’altro e su amarezza, rimprovero, lamentela e vittimismo per le ingiustizie subite. Ecco… Io lotterò con tutte le mie forze per impedire questo spostamento e questo risulterà per voi un punto davvero difficile da sostenere. Anche qui, preferisco avvertire da subito.
Concludo esplicitando che io non sono un “facilitatore”. A volte, sentendoci in difficoltà, cerchiamo qualcuno che ci renda le cose più facili. Un facilitatore potrebbe essere come una guida indigena che ti aiuta ad attraversare una giungla: ti precede e con il suo machete ti spiana e libera il cammino, ti monta la tenda, ti prepara il focolare e ti protegge dai pericoli.
Io sono più uno Sherpa che ti mostra le vie per salire sull’Himalaya.
Con me non si tratta di facilitarsi la via, ma di avere un aiuto per salire più in alto.
Ma provare a salire più in alto richiederà prezzi da pagare in fatica, paura e dolore.
Se sperate di faticare di meno, avvalendovi del mio aiuto, molto probabilmente io non sono la scelta giusta per voi.
Infine vorrei spendere una parola sul problema del “sentimento di urgenza” e sull’entrare in una fretta. A volte le persone hanno bisogno di un lungo e faticoso lavorio interiore per giungere alla decisione di fare davvero un incontro con me, ma poi, quando hanno deciso, entrano in una fretta. Lo vogliono fare “prima possibile”. Ci tengo a sottolineare che, se mai il parlare con me vi sarà utile, lo sarà perché voi troverete in voi le risorse per fare cambiamenti, il mio sguardo sarà soltanto un aiuto per individuare quali siano questi cambiamenti possibili. Ma il cambiamento, se lo farete, lo farete voi. E la fretta è la peggior nemica di un cambiamento. Ve lo dico con tutto il cuore: se avete fretta, resterete nel “nulla cambia”. Tutta la Relazione Amorevole è fondata su un punto fondamentale: in che modo mi rapporto all’impotenza. Se accolgo l’impotenza, poi potrò ritrovare un potere positivo reale, se non la accolgo, rimarrò intrappolato in lei.
Avere fretta è il contrario di accogliere l’impotenza.
Quindi se sentite di avere dentro di voi una “fretta” io rischio di non essere la persona giusta per voi. Secondo me quando si sente una fretta, bisogna fermarsi un attimo e “respirarla” fin quando non si calma e solo dopo, mettersi in cammino. Ed è questo che vi chiedo: se sentite “fretta” di parlarmi, sedetevi e respiratela, perché purtroppo non c’è nulla a questo mondo che rappresenti una “bacchetta magica” che in un attimo risolva tutto, e men che mai io ho qualcosa di magico da offrirvi.
Scusatemi la lunghezza, ma sentivo il bisogno di chiarire tutti i punti in cui possono emergere criticità. Avrete capito che non è mio interesse “attirare persone” ma, al contrario, evitare qualsiasi “pubblicità ingannevole”, per essere certi che voi possiate scegliere ciò che è meglio per voi con il massimo delle informazioni sincere disponibili.
Dopo tutto ciò, potrebbe darsi che qualcosa di ciò che ho scritto non lo abbiate trovato compatibile con il vostro sentire e vi siate resi conto che io non sono la persona adatta a voi: se vorrete potrete dirmelo tranquillamente, sapendo che vi comprenderò benissimo e che non mi offenderò in alcun modo, ma anzi sarò felice che ci saremo dati il modo di riconoscere e rispettare la nostra diversità.
Questo scritto, involontariamente, era una specie di test:
infatti al di là delle informazioni che mi premeva passarvi, se leggere questo scritto non ha suscitato in voi curiosità, considerazioni e stimoli, ma invece vi ha suscitato fastidio e stanchezza, allora è probabile che anche le chiacchierate con me non vi sarebbero di alcun interesse e utilità.
Se invece vi è apparso in qualche modo interessante, allora forse potremmo essere compatibili.
Qualunque dubbio o domanda, rivolgetemela pure.
Grazie a tutti.
Bruno Lomele